ALI

    In una New York crepuscolare e fredda c’è ancora chi insegue un sogno. La bella Rouge deve parlare con Sebastiano, due tristi messaggeri lo stanno cercando, Zariele nasconde un segreto, le anime s’intrecciano sotto un cielo di fiamme e di pace perduta. Che ci fa una piuma per terra in mezzo a Manhattan? E una spada? Dove stanno andandosene tutti quei ragazzi dai volti disperati? E in tutto questo, c’entra ancora qualcosa Dio? Sullo sfondo stanno ancora bruciando le Twin Towers dell’11 settembre, quando nemmeno più gli angeli ricordano i giuramenti antichi. Fra personaggi confusi dalla vita, qualcuno lotta perché prevalga il bene, ma sono ormai molti a dubitarne. Possiamo continuare a vivere senza risposte?

    Un’avventura umana e celestiale alla scoperta non solo d’una storia fra cronaca recente, epica leggendaria, pensiero e sentimenti, ma soprattutto l’ingresso in una dimensione dove angeli e demoni attraversano il tempo umano domandandosi disperatamente dove sia finito Dio.

    Tullio Avoledo
    (Einaudi)

    A proposito di Ali

    Quando ho letto la prima volta Ali, più di un anno fa, ho provato l'emozione che si prova leggendo un libro necessario (categoria che si va drammaticamente rarefacendo). Non semplicemente bello. Molto di più. Ed è la stessa impressione che ho provato rileggendolo, a distanza di tempo. Ali è uno di quei rari libri che ti cambia la vita, che rimescola le tue abitudini e i tuoi gusti di lettore e ti porta a diventare di colpo più esigente, più attento. Un libro che ti risveglia. Se dei libri di Coelho qualcuno ha scritto " sono l'idea che uno stupido ha di un libro intelligente ", del libro di Andrea B. Nardi si può e si deve dire che è un libro intelligente.
    Mi rendo conto che definisco Ali "libro", mentre ancora è un romanzo inedito. Ma farei torto all'editoria italiana se non pensassi che un editore intelligente vorrà romanzo e autore nel suo catalogo.
    La prima cosa che devo dire di questo libro è che unisce in ogni pagina intelligenza e divertimento. Non capita spesso, una congiunzione astrale così favorevole. La seconda è che almeno due personaggi - la cherubina Rouge e il nero Zariele - s'imprimono nel cuore e nella fantasia del lettore sin dalla loro prima apparizione. La terza è che leggendolo non ci si annoia mai. La quarta è che è pieno di scene di una bravura tale da richiedere l'applauso a scena aperta di uno scrittore, e un ohhh di meraviglia da qualsiasi lettore, anche il più smaliziato. La quinta è che Nardi è uno che le cose le sa, le ha viste, le ha provate. Ogni pagina trasmette un senso di sicurezza, di competenza. Non c'è niente di artefatto, in questo libro, niente che venga da altra carta. è un libro vero.
    Certo è un romanzo bizzarro. Ma questo è un pregio, non un difetto, in un tempo in cui i prodotti medi dell'editoria sono tanti, e rari i colpi di genio, i libri che ti cambiano la vita.
    Ma vogliamo giudicarlo, al di là dei suoi meriti più profondi, solo sul piano del marketing? È comunque uno splendido prodotto. Ci sono, in Ali, pagine intense e pagine leggere, vertiginose fughe avanti e indietro nel tempo, combattimenti all'arma bianca degni di un manga o di una vetrata di cattedrale. Leggete, se avete il tempo solo per un assaggio, la scena a pagina 34, la sala da gioco degli angeli. Leggetela e poi ditemi se non vi viene voglia di andare avanti. E indietro. Di non uscire mai da questo libro.
    Ali è quello che io definirei un western teologico (lo era, in certo modo, anche il precedente romanzo Ecce Deus, salutato da critiche entusiastiche), un grande romanzo d'azione con pagine che sembrano uscite da una graphic novel e altre da un film dei fratelli Wachowski. È straordinario quello che Nardi riesce a fare con le parole. La sua prosa è visiva e visionaria, altamente evocativa, al servizio di un disegno (che è molto più di una trama) lucido e coerente, che si rivela progressivamente al lettore nel corso della storia. Ali è un romanzo in cui entri e poi non esci più, ne rimani prigioniero in una cella di lusso, grande come e forse più del mondo. è un romanzo che ti rovescia come un guanto. Che ti rovescia felicemente come un guanto.
    Borges - il cui nome ricorre, non a caso, più volte nelle pagine di Nardi - sarebbe stato felice di scrivere una prefazione a questo libro. E se io fossi Andrea B. Nardi, se scrivessi come lui, se avessi scritto questo libro, non mi accontenterei di meno, per una prefazione.

    Giuseppe Conte
    (Longanesi)

    A proposito di Ali

    Caro Andrea,
    ho finalmente letto Ali. A me sembra che ci sia talento, invenzione e qualità da vendere. La storia degli angeli Seb, Rouge, Zariele, Donato ha il suo fascino, e l'idea di un complotto per uccidere Dio è originalissima. Si sente la tua cultura e vengono fuori i tuoi interessi nella pagine su che cosa è il vero Male (molto belle, devo dirti) e a me sono piaciute moltissimo le pagine sul sogno di Dio (c'è una traccia induista e borgesiana in tutto questo) che arriva sino a sognare Fletcher Christian , per inciso, uno dei miei eroi, e te che scrivi e me che leggo o viceversa. Il tuo è un romanzo colto, e oggi paradossalmente si fa più fatica a piazzare un romanzo colto che un gialletto estivo.

    Giulio Mozzi
    (Mondadori)

    A proposito di Ali

    Ali è una sorta di "western angelico", con tanto di duello finale, su sfondo gnostico. Ovvero: c'è un angelo, uno di quelli importanti, che si fa una domanda: "Ma perché non sferriamo contro il diavolo l'attacco finale, definitivo? Perché non lo facciamo fuori per sempre? E Dio, com'è che non si fa vivo da millenni?". A causa di questi dubbi, tale angelo viene tenuto sott'occhio dalle gerarchie angeliche. Che, con me todi a dire il vero un po' sbrigativi, gli ingiungono di cavarsi i dubbi. Finché, grazie all'ostinazione di questo angelo dubbioso, si viene a sapere la verità: di Dio effettivamente non si sa più nulla da millenni, e le dirigenze di angeli e diavoli si sono accordate per farsi sì la guerra, ma mai definitivamente; perché il mondo può esistere solo se il conflitto tra bene e male continua (questo sarebbe lo sfondo gnostico).
    Ora, gli angeli di Andrea B. Nardi sono angeli che vivono sulla terra, facendo più o meno umili mestieri. Uno è aiutocuoco in un grande ristorante, un altro fa il muratore, eccetera. Quando si riuniscono per decidere qualcosa, hanno l'aspetto di serissimi congressisti. La cosa veramente bella del romanzo è il continuo slittamento da una realtà a un'altra, tra piani diversi di realtà. Se l'angelo tale esce da un luogo dove è avvenuto qualcosa di realisticissimo, e aprendo la porta sbuca su una grande prateria, la transizione è fatta in modo veramente magico. Per di più gli angeli hanno aspetti umani che richiamano continuamente le narrative di genere. Il che è divertente, ma è anche assai serio.
    Gli angeli prendono aspetti umani che rimandano a stereotipi dell'umanità, questo è il senso della cosa.

    Vincenzo Pardini
    (Mondadori)

    Una scrittura scultorea, nel senso di chiara e incisiva. Il resto non fa una grinza. Le frasi di Nardi rendono bene le immagini e gli stati d'animo. È bella anche la storia. Nessuno, credo, ha saputo fare un racconto sulle Torri Gemelle cogliendone l'inquietudine che hanno lasciato. Nardi lo ha fatto trasformando, trasfigurando. Uomini angeli e demoni sono sullo stesso piano, palpabili e in conflitto o in armonia tra loro. Un racconto dove l'amore e la pietà scaturiscono dalla trama.